domenica 22 febbraio 2015

Non è forse questo un vestitino?

Correva l'anno 2014 quando iniziai a scrivere su quello che volevo fosse il mio blog ... Mi divertivo, lo facevo per me, non perché contavo su particolari followers, ma perché con la "scusa" del blog, almeno mi liberavo un po' la mente.
Ho continuato qualche mese, finché gli impegni di mamma lavoratrice me lo hanno concesso, poi lentamente ho mollato, un po' come quando una fiamma diventa, prima fiammella, poi stoppino.
Ora sono settimane che mi sono rimessa in testa di voler tornare a liberarmi in questo mio diario virtuale (e pubblico), ma ho come paura. Mi sono chiesta spesso il motivo, ma non so darmi risposte.
Ma vista la situazione del momento, ho voluto prendere in mano l'accendino e ho riacceso la fiammella, chissà non torni fiamma vivace.
Si riparte da qui!

Poco più di un'ora fa ho salutato i miei amici, che sono stati a cena da me.
Era da tempo che non ci ritrovavamo, era da tempo che questa cena era stata organizzata. Dapprima doveva essere la "cappellettata", tutti da me per fare i cappelletti dal pomeriggio per poi mangiarli per cena. Poi abbiamo capito che il tema doveva cambiare e dopo varie disquisizioni si è deciso di impostare la serata sul risotto, risotto che passione!
Adoro le cene dove ci si aiuta a preparare il cibo, adoro le cene conviviali alla Ozpetek, adoro che i miei amici si aggirino per la mia cucina e mi aiutino a cucinare.
Li vedo coi bicchieri in mano, le bottiglie di vino che passano da una parte all'altra e quando la bottiglia è vuota si va ad aggiungerla ai vuoti fuori dalla porta.
Li vedo che girano attorno alla cucina e furtivi vengono a sbirciare come sta procedendo la preparazione del piatto, vogliono rendersi utili anche se tagliano le patate stile cubo di Rubik e si sbucciano la nocetta del pollice grattugiando il parmigiano.
Ma chi se ne importa, quando li ritrovo tutti seduti al mio tavolo e ridendo ci gustiamo la nostra cena, io sto bene e mi sento fortunata ad averli come amici.
Sono momenti unici e indimenticabili. È indimenticabile sapere che se uno di noi ha bisogno, gli altri ci sono e ci saranno sempre, anche se in maniera silenziosa e rispettosa.
Questo siamo noi.
Li saluto con il sorriso sulle labbra, contenta di averli avuti tutti per me per qualche ora e non potendo non meditare su tante cose che ci stanno accadendo.
E comprendo ciò che mi ha scritto pochi giorni fa una persona a me molto cara, ovvero che l'abito che a volte indossiamo è un velo (più o meno pietoso) che mettiamo sulla nostra nuda vita e sui nostri sentimenti, perché manifestarli ci fa paura, ci espone ai giudizi. Ma altre volte ci fa il cuore più alto e più leggero ...


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